Domande frequenti
All'interno di questa sezione potete trovare alcuni quesiti a cui abbiamo provato a dare risposta, nell'intenzione di aiutare ad orientare, l'utente interessato, su alcune questioni che ruotano attorno al tema della psicoterapia.
Quanto dura una psicoterapia?
E' difficile poter stabilire a priori la durata di una terapia. Non esistono dei quadri clinici in base ai quali poter stabilire, in via definitiva, il tempo necessario al lavoro. Due metafore ci appaiono illuminanti in tal senso: quella del viaggio, del percorso, e quella della ristrutturazione. Ci appaiono interessanti, poiché non mettono soltanto nelle mani del terapeuta la questione della durata del percorso, ma invitano il paziente, il committente del lavoro, del viaggio, a domandarsi che necessità si pone per lui, quali obiettivi, condivisi, ci si propone di perseguire. A quel punto, il tempo che potrà volerci non sarà passivamente delegato al terapeuta, ma sarà qualcosa che inevitabilmente si dispiegherà in "ragione" del progetto che il paziente desidera sviluppare per sé.
Perché è importante la frequenza settimanale?
Spesso nel nostro lavoro abbiamo bisogno di ricorrere a metafore, immagini che ci aiutino a sprigionare il senso di quello che andiamo dicendo; ci aiutino a farci comprendere dal nostro interlocutore, mettendo in moto scenari e narrative, testi e fantasie. Nello specifico, l'immagine che ci veniva alla mente era quella del: "battere il ferro finché è caldo". L'idea quindi che il lavoro psicoterapico ricordi il lavoro con un materiale che richiede di plasmarsi. La cadenza settimanale diviene allora quella misura necessaria affinché il "calore" del lavoro in corso non si disperda, rischiando di far "raffreddare" il materiale, facendone aumentare nuovamente la resistenza.
Cosa significa avere un progetto?
La prospettiva di essere in un progetto nel corso del lavoro terapeutico la consideriamo una prerogativa relazionale, un obiettivo da traguardare. Potersi disporre a sviluppare uno sguardo che si getti oltre, verso l'orizzonte, apre alla dimensione futura delle proprie emozioni, delle proprie azioni e relazioni. Un impegno e un richiamo costante, che ci libera da quella posizione passiva che ci porta ad attendere soltanto accompagnati da un senso di speranza. Promuovere una dinamica relazionale fondata sulla progettualità, implica il vivere entro un movimento in cui sperimentare la presenza di una sorta di "buon compagno di viaggio". Essere in un progetto è un "essere con..."
Si può divenire dipendenti dalla terapia?
La relazione psicoterapeutica apre un tema riferibile al discorso sulla dipendenza e il rapporto con essa. L'intenzione del rapporto terapeutico a ben vedere è sempre quella di promuovere qualcosa che potremmo definire una "buona dipendenza". Chi si rivolge allo psicologo, allo psicoterapeuta chiede ed esprime sempre il modo in cui immagina di poter e voler dipendere da quella occasione che si sta dando, da quello spazio (terapeutico) che immagina di voler occupare, utilizzare per sé. E' proprio a partire da qui, da questa "modalità incontrata" che si ha l'opportunità di esplorare le proprie condizioni di ingaggio, le proprie fantasie di sviluppo e crescita, le linee dei propri traguardi. Lo spazio terapeutico che esaurisce la sua funzione sarà allora uno spazio in cui ci si incontra, ci si conosce, ci si coinvolge e si lavora in vista di qualcosa, si mette al mondo, si cambia e infine ci si lascia.